domenica 18 novembre 2012

PANZERBALLETT - Tank Goodness


Informazioni
Gruppo: Panzerballett
Titolo: Tank Goodness
Anno: 2012
Provenienza: Germania
Etichetta: Gentle Art Of Music
Contatti: facebook.com/pages/Panzerballett-Official-FB/177186085648197
Autore: Mourning

Tracklist
1. Some Skunk Funk [feat. Randy Brecker]
2. Mustafari Likes Di Carnival
3. Giant Steps
4. Zehrfunk
5. (I've Had) The Time Of My Life [feat. Conny Kreitmeier & Ron Van Lankeren]
6. Vulgar Display Of Sauerkraut
7. The Ikea Trauma [feat. Mattias ''ia'' Eklundh]
8. Take Five

DURATA: 47:39

Qualcuno di voi ha sentito mai parlare degli Harlem Globetrotters? Sono una formazione di basket spettacolare che diverte il pubblico esibendosi comunque in ottime prestazioni sportive fra schiacciate, passaggi dietro la schiena e chi più ne ha ne metta. Il gruppo tedesco dei Panzerballett, formazione della quale sto per raccontarvi il quarto lavoro "Tank Goodness" in quanto a funambolismi non sta di certo messa peggio di quegli atleti scatenati.
I teutonici si sono fatti notare per la varietà impressionante di stili che si fondono all'interno della loro musica (metal, jazz, blues, funk) e per aver dato vita a delle cover particolari di artisti quali Abba, Frank Zappa, Weather Report e di temi musicali noti come quello della Pantera Rosa e dei Simpson, la serie animata di Matt Groening, infondendo ai brani un carattere proprio. I Panzerballett hanno ciò che a molti manca: la personalità.
Il nuovo lavoro può essere diviso in due metà, inizio a raccontarlo tramite le loro quattro tracce: "Mustafari Likes Di Carnival" possiede fraseggi ska e reggae inattesi; "Zehrfunk" è letteralmente virale con il suo sound funky elettrizzante nel quale spiccano il basso di Heiko Jung e il sax Alexander Von Hagke che si lanciano pure in piacevoli solismi; "Vulgar Display Of Sauerkraut" (cosa vi ricorda questo titolo?) s'impone come una legnata, abile nello sprigionare un'onda groove considerevole; "The Ikea Trauma" (titolo geniale) infine vede la presenza del polistrumentista e cantante Mattias ''ia'' Eklundh (Freak Kitchen e fra le tantissime altre cose lo ricorderete magari come guest per i Soilwork e gli Evergrey) ed è ricca di flavor rock, ironica e dannatamente orecchiabile.
Le restanti sono cover e come nella tradizione Panzerballett delle più disparate, abbiamo una "Some Skunk Funk" di Randy Brecker (Blood Sweat & Tears e Brecker Brothers) alla quale partecipa lo stesso Brecker che mette a disposizione il suo immenso talento di trombettista in una versione vivace e a tinte metalliche, in certi momenti sembra di sentire i Meshuggah venire in appoggio; passiamo quindi a "Giant Steps" nientemeno che di John Coltrane, un classico che di più non si può reinterpretato nel corso degli anni migliaia di volte, anche il pianista dell'epoca Tommy Flanagan ne rilasciò una sua versione con il Tommy Flanagan Trio inserita nel disco "In Memory Of John Coltrane" (1982) e i tedeschi non sfigurano nel loro riconfigurarla dandole una forma più odierna ed elettrizzata, sono infatti i chitarristi John Zehrfeld (fra le altre cose autore delle canzoni) e Josef Dobilhofer a fornire quel quid che la rende personale e unica.
Gli schemi sono già stati frantumati più e più volte, perché fermarsi allora? Non ci pensano proprio e cosa ti tirano fuori dall'armadio? Chi non ha mai visto "Dirty Dancing"? Ecco, il pezzo che ha fatto da colonna sonora a tantissimi, "(I'Ve Had) The Time Of My Life", viene rivisitato, divenendo maggiormente ipnotico e dissonante, anche grazie all'affascinante prestazione di Conny Kreitmeier e Ron Van Lankeren dietro al microfono. La conclusione di questo "Tank Goodness" è appannaggio di un altro brano immortale come "Take Five" di Paul Desmond, contenuto nel disco del The Dave Brubeck Quartet "Time Out" del 1959, si tratta di un pezzo di storia che conoscono anche i sassi ma qui la grinta e le alterazioni groove dei Panzerballet sembrano proprio parlare all'orecchio dicendo: "ehi, questa non suona come la conosci tu, quindi ascolta bene".
"Tank Goodness" è un album piacevole, divertente che vi farà un'ottima compagnia ed evidenzia come si possa ancora osare ottenendo dei risultati interessantissimi, del resto è composto ed eseguito divinamente e mi sembra d'obbligo, date le mie citazioni dei componenti, rendere giustizia anche al lavoro incessante del poliritmico batterista Sebastian Lanser.
Volete staccare la spina ma non abbandonare forzatamente il mondo metal? Volete nel lettore un disco che suoni metal ma che sia frizzante, un po' jazzy un po' rock e che non annoi? Le domande hanno per risposta un solo nome: Panzerballett.

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