lunedì 28 marzo 2011

MOMBU - Mombu

Informazioni
Gruppo: Mombu
Anno: 2011
Etichetta: Subsound Records
Contatti: www.myspace.com/mombumombu
Autore: Mourning

Tracklist
1. Intro 253
2. Stutturer Ancestor
3. Orichas
4. Radà
5. Regia De Ocha
6. Mombu Storm
7. Kemi
8. Ten Harpoon's Ritual

DURATA:


Mombu? Che sarà mai? Sembra si stia parlando di chissà che, invece è di una realtà, e alquanto particolare, che mi trovo a scrivere, quella che vede coinvolti due fra i musicisti più eclettici del panorama musicale italiano, hanno infatti unito le forze Luca T. Mai sassofonista degli Zu e Antonio Zitarelli batterista/percussionista dei Neo per dare alla luce a una creatura che vi allontani da una visione ostentatamente digitalizzata dei paesi industralizzati tramite una scelta di un sound che fa molto "back to the roots".
Per quanto la proposta sia oltranzista e sotto certi aspetti avanguardistica nel suo far duettare i differenti modi alle volte così esasperati ed esteticamente atmosferici, tanto da ricondurli per certi aspetti alle evasioni ampie e turbolente di stampo post-metal, la ruota che fa girare il mulino di "Mombu", il debutto omonimo, è il consistente mood ancestrale e lo sguardo distaccato con cui le tracce affrontano le modalità di concepimento, esulano dal possedere schemi precisi, break ripetuti o "giochetti" per accalappiare l'ascoltatore, è una prestazione incentrata sul fattore "spirito libero".
La tracklist vede in scaletta otto canzoni che incessantemente si prestano alla jam-session, è un rubarsi la scena in continuazione, un duettare che s'interrompe e si ricollega dopo aver trovato l'ennesima chiave di volta, è una danza tribale che non ha fine, che muta in continuazione assumendo forme e nomi diversi ("Stutterer Ancestor", "Radà", "Regia De Ocha", "Mombu Storm", "Ten Harpoon's Ritual"), che decide di rivitalizzarsi con la purezza degli influssi jazz o affondare ancor più le mani nella terra innescando ritmiche grasse e in più di una circostanza tendenti al ritualistico assecondando l'istinto primordiale, è natura riportata su di un pentagramma.
Un disco intenso e non facile da assimilare questo "Mombu", di sicuro non adatto a chi è abituato a vivere la musica alla pari del cibo plastificato dei McDonald's, è un fiume in piena e come tale sente il bisogno di scorrere senza intoppi, va preso e digerito in unica soluzione assorbendolo con la dovuta calma passaggio dopo passaggio nello stereo.
Registrato da un trittico di prim'ordine composto da Matteo Spinazzè (compagno fra le altre cose di Mai negli Zu), Mauro Pagani e Xabier Iriondo e con il master affidato alle mani sapienti del sempre più onnipresente James Plotkin (Isis, Earth, Khanate), "Mombu" e i Mombu v'invitano a un safari sonoro, se non avete paura di affrontare tale esperienza in loro compagnia, c'è una sola cosa fare, premere:"PLAY".

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