lunedì 7 febbraio 2011

KINGS DESTROY - And The Rest Will Surely Perish


Informazioni
Gruppo: Kings Destroy
Anno: 2010
Etichetta: Maple Forum
Contatti: www.myspace.com/kingsdestroynyc
Autore: Mourning

Tracklist
1. The Mountie
2. Dusty Mummy
3. The Whittler
4. Planet XXY
5. Medusa
6. Stung
7. Two Tons
8. Old Yeller

DURATA: 44:54

L'anno 2010 per il doom è stato qualcosa di strepitoso, ve ne sarete accorti dal numero di release che ho avuto il piacere di recensire con toni esaltati.
E' da poco entrato il 2011 eppure ci sono ancora perle del recente passato che vale la pena di scoprire o per chi li conoscesse già dar comunque il dovuto risalto, fra queste non può non essere inserita l'opera prima dei Kings Destroy "And The Rest Will Surely Perish".
Chi non ha notato che molto dell'ambiente hardcore si è avvicinato lentamente al metal più estremo e fangoso? Sia nel versante sludge che in quello più votato a sonorità classiche come del resto in quello dai forti contorni blackish si è avuto un progressivo aumento di band e personaggi di quel mondo che si son riversati nel fiume oscuro del doom, è da quel panorama che la formazione newyorkese, che vanta nelle sue fila membri di Uppercut, Killing Time ed Electric Frankestein, si sposta portando un minimo di bagaglio personale con sè in un territorio che fa delle connotazioni stoner/doom la propria matrice portante.
E' un album old oriented per molti aspetti, sembra di avere a che fare con una miscela altamente drogata di Saint Vitus, Church Of Misery e l'essenza sabbathiana primordiale, esplosivo puro in pratica.
Otto tracce per quasi quarantacinque minuti di esplorazione delle lande pachidermiche e grigie in cui l'uso del groove massicio e di melodie di presa riconoscibili e accattivanti nel ripetersi divengono armi funzionali all'operato di un combo che mostra una maturità artistica rilevante per essere solo a un debutto.
Ascoltando brani come l'opener "The Mountie" vi accorgerete di quanto sia fondamentale per l'approccio dei Kings Destroy il muoversi su basi magari non innovative ma che sono talmente ben composte ed eseguite, intarsiate all'aspetto legato alle melodie, che sarà difficile non venirne coinvolti, sanno appesantire la botta sfoderando affondi in stile sludgy in "Dusty Mummy" e darsi un tono ricercato e malinconico bluesy nelle venature caratterizzanti "The Whittler".
Il riffing dei chitarristi Carl Porcaro e Chris Skowronski è assemblato in modo da sviluppare dinamiche sempre diverse che si colorano assecondandone l'umore, è facile ad esempio accorgersi della vivacità impressa a una "Planet XXY" che ha un'anima rock incastonata in sè, di come il trittico a seguire composto da "Medusa", "Stung" e "Two Tons" a comporre la pancia del platter scivoli via forse troppo velocemente grazie a una formula dall'estro sabbathiano così piacevole da farlo letteralmente volare, arrivi a "Old Yellow" che in pratica hai già voglia di rinfilarlo nel lettore e quest'ultima canzone figlia illegittima di Wino e soci con addittivo solco grooveggiante in "mode on" è uno sballo, con ciò si può dire davvero è un gran finale.
Se le asce svolgono il compito in maniera esemplare, l'asse ritmico che vede Rob Sefcik dietro le pelli e Ed Bocchino al basso è incassato alla grande, non c'è un buco, un solo fottutissimo foro o attimo in cui siano scoperti, una prestazione compatta e operosamente groove dal primo all'ultimo secondo.
Non ci si può dimenticare di certo di uno Steve Murphy al microfono che in una propria versione Ozzy sfrutta le tonalità roche per accentuare l'aspetto street dell'operato, è sul pezzo e si esprime mantenendo vivido quel legame seventies che percorre la spina dorsale di "And The Rest Will Surely Perish".
Con la produzione affidata a Sanford Parker, uno che sa dove e come metter le mani su un mixer, se aveste dubbi ascoltate le opere dei The Gates Of Slumber e Zoroaster (non sono gli ultimi arrivati eh) su cui ha messo lo zampino e una prestazione complessiva strumentale di così alto valore non posso far altro che consigliarvi caldamente l'acquisto di quest'ennesimo gioiellino doomico, i Kings Destroy e "And The Rest Will Surely Perish" meritano d'entrare a far parte della vostra collezione.

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