lunedì 28 febbraio 2011

LECHEROUS GAZE - Audio Testament


Informazioni
Gruppo: Lecherous Gaze
Anno: 2011
Etichetta: Tee Pee Records
Contatti: www.myspace.com/lecherousgaze
Autore: Mourning

Tracklist
1. Phaze
2. Sold
3. Graveyard
4. R'n'R Slut

DURATA: 15:11

Nascono dalle ceneri dei punk/rocker Annihilation Time i Lecherous Gaze, formazione nuova sì, anima decisamente retrò, la miscela proposta è infatti una combinazione altamente esplosiva di punk, rock, soul e chi più ne ha ne metta.
Adrenalina a go go racchiusa in una prova iniziale, l'ep "Audio Testament", contenente quattro brani dalle connotazioni festaiole/alcoliche, crude, veloci e scapoccianti che sfruttano alla grande le qualità del singer Lakis Panagiotopulos, una sorta di Joey Ramone drogato Danzig, la vena chitarristica ispirata che pesca negli anni Sessanta e Settanta con tanto di presenza hendrixiana "Sold" e la dovuta, sfrontata carica rotolante delle prove energiche e caciarone del rock di stampo genuino vedasi "R'n'R Slut".
Bastano quindici minuti per comprendere una band? Quando le intenzioni sono chiare e cristalline come quelle espresse dai Lecherous Gaze è difficile non carpire al volo il senso di un act simile, è rock signori, only rock e allora vai con una scatenata "Phaze" e una più soul e intrigante "Graveyard" che solo per l'assolo stai lì a metterla su una decina di volte consecutive.
Le basi da cui il combo riparte sono solide, il songwriting mette subito in chiaro che non siamo di fronte a novellini e quindi sarà bene attendere materiale più corposo come durata per avere un riscontro ampio e sicuramente altrettanto godereccio, da lì si potrà iniziare a tirare le somme su questo nuovo viaggio intrapreso.
"Audio Testament" mi fa molto più che ben sperare per il prossimo futuro, seguiteli, la via del rock è sempre illuminata da stelle che non si spengono mai.

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SPIRITUAL HOLOCAUST - Salute The Death

Informazioni
Gruppo: Spiritual Holocaust
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/spiritualholocaustfin
Autore: Mourning

Tracklist
1. Salute The Death
2. Left For The Rats
3. Primal Disease
4. Mass Grave

DURATA: 18:34

Il territorio finnico mi regala ancora una volta materiale su cui riporre attenzione, è il turno degli Spiritual Holocaust girare nel mio stereo offrendomi una prova breve ma che lascia il segno.
"Salute The Death" è l'ep di presentazione del combo che trae il monicker da uno storico pezzo di "Conquering The Throne", debutto degli Hate Eternal, non è però quello lo stile che seguono, i pezzi sono per lo più lenti e decadenti, ricordano Unholy e Demilich, oltre all'alone malsano dell'altra creatura in cui Rutan ha militato, i maestri dell'abominio Morbid Angel infatti sembrano essere più di un riferimento possibile.
Nei diciotto minuti i finlandesi esibiscono un legame forte con agli anni Ottanta caratterizzato da composizioni marce e maligne fino all'osso, una sottile vena melodica a decorarne l'incedere (in questo i Mordicus loro conterranei furono dei grandi e sottovalutati precursori con "Dances From The Left", unico disco pubblicato nel 1993) e rallentamenti che fanno pensare a gente come i Runemagick, pachidermici mestieranti di morte doomica.
C'è da affinare la convivenza fra le parti classicamente death metal e quelle più thrashy ancora non proprio collegate al meglio, nel complesso però la musica si propone come emotivamente nera, desolante e il ringhio del cantante non fa che apportare peso aggiuntivo a tale sensazione.
Le qualità più evidenti risiedono nel riffing che si discosta fortunatamente sia dal copiare lo stile svedese ormai in costante clonazione, sia dal classico stampo americano brutale, riuscendo nel coniugare entrambe le scuole infilandoci quel tocco nazionalistico che lo caratterizza, peccato che la produzione penalizzi proprio le chitarre che hanno un suono troppo fragile: spessore, ci vuole spessore.
Quattro tracce che gli old schooler apprezzeranno senza far troppa fatica, questo è ciò che "Salute The Death" vi da, schietto e puro death metal, non resta che sperare in un prossimo lavoro che offra agli Spiritual Holocaust la possibilità di esprimersi in maniera più lunga in termini di durata e di mostrare un processo di maturazione in corso. Attendiamo.

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LIFELOVER - Sjukdom


Informazioni
Gruppo: Lifelover
Anno: 2011
Etichetta: Prophecy Productions
Contatti: http://www.lifelover.se - www.myspace.com/lifeloverband
Autore: 7.5-M

Tracklist
1. Svart Galla
2. Led By Misfortune
3. Expandera
4. Homicidal Tendencies
5. Resignation
6. Doften Av Tomhet
7. Totus Anctus
8. Horans Hora
9. Bitterljuv Kakofoni
10. Becksvart Frustration
11. Nedvaknande
12. Instrumental Asylum
13. Utdrag
14. Karma

DURATA: 56:10

Rinomati, conosciuti, con una produzione fiorente e continua, gli svedesi Lifelover sono ormai una solida realtà. Qui però cominciano anche i guai. Il loro stile rockeggiante, la loro attitudine black, la loro ironia, il loro costruire brani, il loro suono. Nulla è cambiato con quest'ultima uscita, "Sjukdom" (malattia, malessere). Hanno trovato la vena d'oro, i momenti malinconici accompagnati dal piano, la drum machine nei perenni 4/4, le chitarre distorte e le voci urlate, beone, casuali, disperate, i finali di solo piano o non distorti e melensi, ma non hanno cercato più a fondo. Non hanno trovato nient'altro. Ed ora, come dei buoni artigiani si applicano nel replicare questi elementi, variarli leggermente, comporli in maniera molto spesso troppo uguale. Ma rimangono artigiani. In un certo qual modo è scelta coerente (anche se credo involontaria), come per certi gruppi rock o metal, che una volta trovato lo standard efficace continuano a riproporlo nella sua efficacia. Il punto è che questo non basta più. I Lifelover non possono vivere solo di rendita, perchè ormai il loro lavoro non è più fresco. E' anche vero che commuovono ancora, ma a tratti e solo per la perizia artigianale nel replicare le azioni ormai notoriamente efficaci per questo scopo. Straordinari alcuni momenti (“Expandera” col suo arpeggio, “Utdrag” piccolo brano emozionante, shoegaze ed elettropop azzarderei, "Nedvaknande" con la sua atmosfera brillante e pesante allo stesso tempo, "Instrumental Asylum" per alcuni suoi fraseggi dissonanti), ma nel complesso nulla più. Un lavoro discontinuo, che non brilla di luce propria, ma riflessa dai lavori precedenti. Poco da aggiungere insomma. L'unico vero momento di splendore è dato da quel gioiello di brano che è “Bitterljuv Kakofoni”, vero capolavoro del gruppo, realmente fresco, realmente emozionante, probabilmente il pezzo migliore della loro discografia. Poco invece possono i momenti punk, i tempi nu, dettagli di elettronica, qualche accenno trip-hop (il finale di “Homicidal Tendencies”, davvero buttato lì, senza alcun senso e valore). Solo irrilevanti. Un disco del tutto ascoltabile ma poco intenso. Oltre cinquanta minuti. Di questi, quelli necessari sono davvero rari, rari quelli che possono dire qualcosa. C'è ancora molta strada da fare per i Lifelover, malgrado quella già fatta, che forse dovrebbe essere oltraggiata con maggior forza ed intenzione. Speriamo siano disposti ad intraprenderla, questa strada. Sarebbe un peccato perderli alla prima pisciata di cane.

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IT CAME FROM OUTER SPACE #1

PAOLINO PAPERINO BAND - Pislas / Fetta

Informazioni
Gruppo: Paolino Paperino Band
Titolo: Pislas / Fetta
Anno: 1993
Etichetta: AARGHH! Produzioni
Autore: ticino1

Sono contro la polizia, odio la violenza negli stadi, non sopporto i porno, andate affanculo truzzi, cesso di Michael Jackson, che vuoi politico di merda? Abbasso l’industria chimica, razzista ignorante, siete tutti delle merde! Così si possono sintetizzare i Paolino e le loro idee. Parlai con un musicista che aveva suonato con loro e questi mi disse: "Minchia... ce l'hanno proprio con tutto e tutti!". Fortunatamente non odiavano l'ironia fresca e diretta. Non so quante volte abbiamo festeggiato accompagnati dai Paolino a massimo volume, magari cantando a squarciagola: "Hey ragazzi, dove andiamo? Dai che andiamo al cinema! Si, però che film guardiamo? Uno di quei porno assatanati, con le fighe tutte nude...".



PRODIGY - Music For The Jilted Generation

Informazioni
Gruppo: Prodigy
Titolo: Music For The Jilted Generation
Anno: 1994
Etichetta: XL Recordings
Autore: Mourning

Correva l'anno 1994, periodo scuola media per il sottoscritto e, durante una delle solite feste dove si attende il lento, ecco invece viene sparata a palla "No Good" dei The Prodigy: signori è stato amore al primo ascolto. Gli inglesi con questo disco vario, ossessivo, dirompente e sostificatissimo, in una decade in cui regnavano canzoni come "Summer Is Magic", mi regalarono una scarica d'adrenalina pari solo a quella di certe uscite death metal. Che scapocciate e quanto alcol con loro in sottofondo! Estremi, ribelli, scatenati... I motivi per metter su "Music For The Jilted Generation" sono davvero tanti, trovatene uno che sia vostro, ma fatelo, non perdetevi l'occasione di conoscere questo capolavoro degli anni Novanta.




NAUSEA - The Punk Terrorist Anthology Vol. 1

Informazioni
Gruppo: Nausea
Titolo: The Punk Terrorist Anthology Vol. 1
Anno: 2004
Etichetta: Blacknoise Recordings
Autore: Dope Fiend

"The Punk Terrorist Anthology Vol. 1" è la prima delle due raccolte uscite nel biennio 2004-2005 per celebrare una delle band più influenti nel Crust Punk. Seppure la discografia dei Nausea sia molto ristretta (un full e due 7"), questa antologia mira proprio a raccogliere le perle donate da questo gruppo durato purtroppo solo sette anni. Ciò che viene proposto è Crust nudo e crudo, nonostante il sound sia spesso infarcito di sfuriate Hardcore e rallentamenti doom. Pezzi come "Lie Cycle", "Johnny Got His Gun", "Godless" e "Tech-No-Logic-Kill", conditi dalla voce meravigliosamente acida di Amy Miret, sono una scarica perfetta per chiunque ami questo genere, ancora rimasto di nicchia. E proprio a questi ultimi estimatori che mi rivolgo: questa raccolta è da avere, senza "se" e senza "ma"!

The sacrificial blood has been shed.



GORESHIT - My Love Feels All Wrong

Informazioni
Gruppo: Goreshit
Titolo: My Love Feels All Wrong
Anno: 2009
Etichetta: Autoprodotto
Autore: Insanity

Se qualcuno mi chiedesse qual è l'album più rappresentativo del Lolicore, non avrei dubbi sulla risposta: "My Love Feels All Wrong". A partire dal titolo (a buon intenditor poche parole) questo lavoro incarna in tutto e per tutto l'attitudine del movimento, con otto tracce di Breakcore su cui si pongono le adorabili vocine campionate da vari anime. "Nyan (Nyan Mix)" e "NHK?!" sono due inni di questa corrente, da ricordare anche "Pirupi! Fuck!!" e "Annual Hair Wash".







SCOTT WALKER - The Drift

Informazioni
Gruppo: Scott Walker
Titolo: The Drift
Anno: 2006
Etichetta: 4AD Records
Autore: 7.5-M

Non si tratta di musica. Si ascolta teatro. Living Theater, Raffaello Sanzio Societas, digressione al classico, alla tragedia. Un narratore che è coro, con la sua voce lamentosa che non lagna. È un corrotto. Vicende contemporanee, rivisitate e rivissute come umane ("Clara", "Jesse"), come sempre accadute, le stesse, dall'inizio della nostra storia. Assoluta irrilevanza della struttura musicale. La musica è strutturalmente teatrale. Esplosioni Atonali. Silenzi. Realtà frammentaria sintetizzata dallo svolgimento dei fatti. Carne messa in piazza, al pubblico ludibrio. Un'opera di sangue e nervi. I nostri, al pubblico ludibrio, nella loro orripilanza carnale. Nostra orripilanza.




RONDÒ VENEZIANO - Odissea Veneziana

Informazioni
Gruppo: Rondò Veneziano
Titolo: Odissea Veneziana
Anno: 1984
Etichetta: Baby Records
Autore: Leonard Z

Negli ultimi decenni se ne sono viste poche di innovazioni in Italia. I Rondò Veneziano, però, sono una di queste. Questo album, il loro quinto lavoro, racchiude in sé tutta la bellezza della musica classica unita alla fruibilità del pop anni '80. Un'opera davvero unica che mischia la bellezza eterea degli archi e il tiro tellurico della sezione ritmica basso elettrico-batteria elettronica. Ascoltatelo, è semplicemente un capolavoro.







LOREENA MCKENNET - Parallel Dreams

Informazioni
Gruppo: Loreena McKennett
Titolo: Parallel Dreams
Anno: 1989
Etichetta: Quinlan Road / Warner
Autore: Akh.

Chi mi conosce sa che amo la musica, generalmente black meta e affini, purchè intensi, emotivi, comunicativi. Il detto "il Diavolo e l'acqua santa" mi calza perfettamente in questo caso, in quanto questo album è celestiale, toccante, delicato e intenso, parla direttamente al cuore e mi ha accompagnato per mano, consolandomi e rincuorandomi una intera notte in cui attendevo una Morte che puntualmente è arrivata. Potrete capire che in un momento del genere solo un disco di caratura superiore avrebbe potuto starmi accanto.






TIMORIA - Viaggio Senza Vento

Informazioni
Gruppo: Timoria
Titolo: Viaggio Senza Vento
Anno: 1993
Etichetta: PolyGram
Autore: M1

"Viaggio Senza Vento" è un vagabondare fra quanto di meglio possa offrire il rock italiano: la durezza della realtà quotidiana, il volo della fantasia, l'abbraccio caldo della propria casa, la crisi e la rinascita. Un gruppo ispiratissimo, un concept lirico che si fonde appieno con le note, capaci di farsi robuste, dolci, delicate e folk grazie ad un approccio a tutto campo. L'interpretazione di un sopraffino Francesco Renga, ancora lontano dalla pessima deriva nazional-popolare della carriera da solista attuale, è la ciliegina sulla torta.

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FUNERAL WHORE - ...For All Eternity


Informazioni
Gruppo: Funeral Whore
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/funeralwhore
Autore: Mourning


Tracklist
1. The Bitch Died
2. Camp Blood
3. Eternal Genocide

DURATA: 10:01

Cosa succede quando uno si trova ad ascoltare un promo del 2010 che racchiude in sè la Svezia degli anni Novanta di Grave ("Into The Grave" e "You'll Never See...") e Dismember coniugati con l'odore di morte che gli Asphyx di quel periodo sapevano (e sanno ancora) sprigionare? Si può solo godere signori miei.
Gli olandesi Funeral Whore ai più attenti non risulteranno sconosciuti, i ragazzi hanno condiviso il palco con i nostrani Profanal in giro per l'Europa e i tedeschi Obscurite Infinity, formazioni di cui abbiamo già scritto sul nostro sito (per chi non l'avesse ancora fatto consiglio l'ascolto del debutto "Dawn Of Winter" dei teutonici), è quindi un quartetto fatto della stessa pasta quello formato da Roy (chitarra e voce), Kellie (chitarra), Tim (basso) e Olle (batteria), ragazzi che amano l'old school death metal e suonano ciò che piace loro.
Non è musica per educande, non troverete melodie catchy né tastierine "piri piri", se pensate di esser saliti sulla giostra di qualche melodic death act dell'ultima ora scendete pure, "...For All Eternity" è tutt'altra storia.
In appena dieci minuti mettono in chiaro la situazione, l'apertura spetta a "The Bitch Died" pesante, greve, riffoni che sminuzzano la carne, il male ha bisogno di esser nutrito e loro lo fanno con estremo piacere, belli gli assoli e quei rallentamenti profondi che ti permettono di lasciare mentalmente i giorni nostri catapultandoti un ventennio indietro, se il buon giorno si vede dal mattino stiam messi alla grande.
La morte non riposa, si deve pagar pegno e "Camp Blood" ce lo ricorda, l'assist offerto dal sample di "Friday The 13th" ci getta in un mondo fatto di crudeltà infinita dove ancora una volta è la parte doomy a inspessire quell'alone torbido e nero che avvolge il pezzo, fra adrenalina e orrore scorre veloce sino a condurci alla conclusiva "Eternal Genocide" sfrontata e pestata, fino all'ultimo secondo vale la pena di far roteare prepotentemente il collo.
Strumentalmente i Funeral Whore seguono gli standard del genere, per quanto la personalità sia un fattore difficilmente riscontrabile in prove di questo tipo, è il valore dei pezzi a fare la differenza e lì i lavori sono in stato avanzato, la voce di Roy poi è catacombale quanto basta per inserirsi alla grande nel contesto, l'unico appunto potrei farlo al missaggio che risulta un po' bassino di volume, ho dovuto alzare e alzare il volume prima di inquadrare al meglio i suoni.
Mi auguro che al più presto vengano messi sotto contratto da una label che li supporti degnamente con la speranza quindi di poter ascoltare un'opera full in tempi non troppo lontani, nell'attesa posso solo dirvi di passare sullo space dei Funeral Whore per farvi un'idea precisa e non fatevi remore nel contattarli per accaparrarvi il materiale già pubblicato. Il death metal, quello vero, per fortuna non muore mai.

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SPIRES - Spiral Of Ascension


Informazioni
Gruppo: Spires
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/spiresmetal
Autore: Mourning

Tracklist
1. Equilibrium
2. The Infinite Descent
3. Nightfall
4. Broken Hourglass
5. Symmetry
6. Martyr
7. Spiral Of Ascension
8. A New Prayer (bonus track)

DURATA: 01:05:10

L'anno passato avevo scritto la recensione di una buonissima band inglese di death progressivo, gli Stone Circle di "Myth" e sempre nel 2010 avevo incrociato realtà come i Black Sun e i Dragged Into Sunlight provenienti dalla zona britannica che presentavano proposte fuori dai classici canoni compositivi, è arrivato adesso il turno degli Spires loro connazionali.
Il progetto attivo dal 2008 da un'idea di Paul Sadler (chitarra e voce) vede una line up che si completa con le figure di Paul Cuthbert (chitarra), Alex Jolley (basso) e Chris Barnard (batteria) e che ci condurrà attraverso un mondo in cui le influenze percettibili sono talmente tante da annullarsi diventando un unico flusso alimentante la bravura strumentale e fortemente empatica degli Spires.
Non c'è molto di cui restare sorpresi ai nostri giorni, di release che vantano livelli di tecnica altissimi e produzioni curate (forse troppo) ne vengono rilasciate a bizzeffe, quante però riescono davvero a rimanere fra i vostri ascolti?
Quando mi approccio a un album simile i dubbi sono più delle certezze, solo il tempo mi da risposta, ho passato giorni interi mettendolo su e altri senza neanche pensarci, quando però l'occhio cadeva nella zona di sua collocazione l'istinto di tirarlo fuori scattava e questo mi fa affermare con certezza che l'ostacolo emotivo è stato superato.
Il suono caldo e la maestria (perchè di tale capacità si può parlare) nel far confluire all'interno dei brani una quantità industriale di varianti che passano dal classico richiamo Opeth ormai quasi di moda alla progressione dei Fates Warning, dalle cadenze seventies più avanguardiste di gente come Rush e King Crimson alle melodie gelide di certo black melodico ti ammaliano e tengono l'attenzione alta, non vedi l'ora che giunga il momento in cui il pezzo prenda una piega inaspettata chiedendoti se il prossimo a rapirti sarà caratterizzato da un fraseggio acustico o da un'accelerazione di doppia cassa, spettacolare.
"Spiral Of Ascension" è un contenitore che assomiglia alla borsa di Mary Poppins, ogni volta che ho rivisto quel film da bambino veniva sempre da dire: "che cazzo tirerà fuori adesso?" (sì un po' scurrile ma non siamo mica tutti santi a sto mondo, per fortuna).
La passionalità genuina e sognante di una "Broken Hourglass", l'impatto volitivo e scatenato dell'opener "Equilibrium", il lato più dolce, fragile e cullante esaltato in "Simmetry", i tratti melodici mediorientali delle melodie in "Martyr" sono solo alcuni degli aspetti che fanno grande l'operato degli Spires. Strumentalmente è complicato trovare dei difetti o delle decisioni sulle quali obbiettare, l'album scorre con una fludità elevata, i cambi di voce dal clean al growl sono azzeccati, la solistica è incastonata perfettamente e seppur esibisca le doti affinate di cui i chitarristi sono possessori non è un mero esercizio né un orpello messo lì tanto per, è incline a supportare il pezzo così come il drumming che alterna potenza e raffinata esposizione assecondando il modificare dell'umore.
Prodotto dallo stesso Paul, corredato graficamente da un artwork dall'alto spessore artistico e d'evidente rimembranza geigeriana creato da Danielle Morrison, "Spiral Ascension" e gli Spires se fossero entrati in casa mia con una sola settimana d'anticipo avrebbero di sicuro avuto il posto che meritano nella top five dei miei preferiti del 2010 inserita sul sito.
Ok, il loro nome non c'è fra quelli, ciò non toglie che questo platter sia un piccolo capolavoro e che gl'inglesi si meritino un seguito come si deve, se le label al posto di metter sotto contratto certi segaioli dello strumento si guardassero un po' intorno certe chicche non rimarrebbero senza contratto o forse è meglio così, non c'è pericolo che qualcuno possa porre dei limiti a una band che va fuori dagli schemi e che potrebbe esser indotta ad accentuare un'influenza piuttosto che un'altra per ragioni di mercato (c'è anche questo, su che lo sappiam tutti).
Volete buona musica? Amate le composizioni progressive? Se a entrambe le domande la risposta è un sì secco, accaparratevene una copia senza pensarci troppo.

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SADAEL - Diary Of Loss


Informazioni
Gruppo: Sadael
Anno: 2010
Etichetta: Silent Time Noise
Contatti: www.myspace.com/sadael
Autore: Mourning

Tracklist
1. Attraction
2. Particies
3. Loss
4. Above The Doom
5. Regret
6. Selfless
7. Circle Of Life

DURATA: 48:50

Avevo già incrociato la figura del musicista armeno Sadael nell'occasione in cui recensii uno dei tre lavori usciti nel 2010, "Essence", adesso mi ritrovo fra le mani quello che avevo ascoltato insieme al citato per approfondirne la conoscenza, "Diary Of Loss", il primo dei capitoli full sinora pubblicati, l'ultimo è "Secret Doctrine" che come si usava dire al tempo della raccolta Panini: mi manca!
Facendo un paragone fra i due album che ho più volte fatto girare nello stereo, dopo vari passaggi posso affermare che la mia personale predilezione ricade proprio su questa prima prova, l'ambientazione delle tracce presenti inquadra meglio la proposta funereo/gotica che il mastermind elabora, stranamente risulta anche più matura e meglio calibrata rispetto al successore che qualche falla soprattutto in ambito di produzione la poneva in bella mostra.
Il tocco gelido come il marmo di una lapide affidato ai synth e alle note decadenti del pianoforte e le atmosfere colme di sofferenza hanno un punto in comune: "Particles", entrambe le release possono infatti vantare la presenza dell'elegante brano strumentale e sono questa eleganza e raffinatezza coniugata all'odore acre della morte a reggere le sorti di un platter, "Diary Of Loss", che mostra la parte più amara ma suadente del tramontare, lento e con stile come se la signora in nero si fosse messa in ghingheri pronta ad accudire l'anima del malcapitato prima del finale destinatogli, l'armonia di "Loss" e la possenza del growl che marchia a fuoco "Attraction" sono solo due degli anelli formanti una catena stringente.
L'aria si tinge di toni drammatici in una "Above The Doom" ritualistica, l'organo scandisce i secondi accompagnando le liriche severe di Sadael e se "Regret" per alcuni punti è accomunabile all'opener, le successive "Selfless" e "Circle Of Life" favoriscono la deriva sonora di stampo funeral, aumenta la sensazione tombale, greve e dilatata nello svolgersi, la concentrazione va tenuta alta per non perdere il bandolo della matassa.
"Diary Of Loss" ci mostra le due facce di una medaglia, la prima malinconicamente triste, claustrofobica e avviluppata su se stessa quasi una confessione dell'ultima ora recitata fra sè e sè, l'altra austera e spossante, in entrambi i casi la musica offerta è di difficile assimilazione e riscuoterà di sicuro l'interesse in primis degli appassionati e abituali fruitori di tali sound ma potrebbe rivelarsi una sorpresa anche per chi non è proprio un amante di questa area del panorama a tinte scure.
In passato avete già avuto il piacere d'ascoltare uno dei lavori di Sadael? Se vi fosse piaciuto, non avrete problemi a godere di "Diary Of Loss", in caso contrario meglio evitarsi un tedio (per chi scrive molto intrigante) che vi ruberebbe solo del tempo utile a far altro.

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RIMTHURS - Svartnar


Informazioni
Gruppo: Rimthurs
Anno: 2010
Etichetta: Archaic Sound
Contatti: www.myspace.com/rimthurs
Autore: Mourning

Tracklist
1. Styggelse
2. Ljusskygg
3. Underjord
4. I Jämmer Och Klagan
5. Krigssång/Sorgmarsch
6. Ursinne
7. Vanvett
8. Svartnar

DURATA: 51:04

Il monicker Rimthurs cela la figura di Ymer (Tommy Holmer), artista svedese conosciuto per il ruolo di cantante nei connazionali Undivine e attivo da tempo nell'underground nazionale in formazioni quali Necrocide e Planet Rain.
Questo suo progetto solista si presenta come un omaggio al black classico/atmosferico, "Svartnar" è il debutto che arriva a distanza di cinque anni dal secondo demo "Ur.Kaos" del 2005 e, pur non distaccandosi da una sorta di legame canonico che lo rende derivativo da artisti storici quali Isengard e Arckanum, grazie a uno spirito silvestre gelido e a un songwriting ispirato suona decisamente cattivo e suadente al tempo stesso.
Quando si ha a che fare con dischi simili è facile incrociare il pericolo noia dovuto alla scontatezza dei passaggi, la fortuna del platter in questione è quella di possedere un equilibrio fra incudine e martello, per ogni attacco in velocità che viene sferrato una adeguata controparte emotiva vien fuori mantenendo i piatti della bilancia allineati.
L'eleganza delle melodie e l'inaspettato uso degli archi suonati da Thomas von Wachenfeldt nella parte funerea di "Krigssång/Sorgmarsch" e di una volitiva "Underjord", uno dei brani più interessanti dell'album insieme a "Vanvett" da cui emerge la bella prestazione solistica dell'altro guest Bo Öhman, rendono l'ascolto appassionante e coinvolgente, il fatto che i brani siano d'estensione medio-lunga non penalizza per nulla il discernere delle note.
Da notare poi come la canzone iniziale "Styggelse" e la conclusiva titletrack "Svartnar" sembrino assomigliare all'Alpha e l'Omega del disco in tutto e per tutto, la prima lenta si sveglia dal torpore che l'attanaglia sfogandosi impetuosamente, la seconda invece vi cade fra le braccia scandita per la maggior parte della propria durata da un unico riff maligno in ciclico ripetersi.
L'operato di Ymer ha dato come frutto un bel disco del genere, la struttura old dei brani, la produzione perfetta nell'inquadrare il suono non perfetto ma incisivo a dovere e un session, il bassista Mordh che svolge il compito assegnatogli in maniera esemplare, fanno di "Svartnar" cinquanta minuti di cui è giusto godere, non negate un passaggio nel vostro stereo a questo lavoro.

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NECROVOMIT / IN LEAGUE WITH SATAN - Nekro Alkoholik Abominations With Satan



Informazioni
Gruppo: Necrovomit / In League With Satan
Anno: 2010
Etichetta: Deathrash Armageddon
Contatti: www.myspace.com/inleaguewithsatan666 - www.myspace.com/thetruenecrovomit
Autore: ticino1

Tracklist
Necrovomit
1. Adoration’s Temple
2. Gates Of Torture
3. Morbid Affliction
4. Abolishment Chains
5. SatAnalChrist (Extended Goat Vers.)
In League With Satan
6. Skullvoices
7. Crypt Of Doomed
8. I Deny The Cult Of Pregnant Slut
9. Infernal Wolflust
10. Entering Into Esbath
11. Deathgods Of The Deep
12. Shrine Of The Self Destruction

DURATA: 37:14

Noto un camerata cui lacrimano gli occhi, cola il naso e cui la respirazione pare difficoltosa. Un pensiero mi fulmina: gas nervino! Nel giro di un attimo ho in viso la maschera di protezione, l’angoscia di avere inspirato del temibile Tabun mi pone comunque un nodo nello stomaco. Questi anni duri in trincea ci hanno reso cinici ma non sono riusciti a uccidere la paura in noi.

Da mesi ormai ci promettono quei papaveri dello Stato Maggiore rinforzi e armi miracolose che ci permettano di falciare il nemico, dandoci la possibilità di affrontarlo da uomo a uomo con la baionetta in canna. L’ora è giunta! Ben due incrociatori terrestri appaiono all’orizzonte. Ne sentimmo spesso parlare. Il “Necrovomit” ha combattuto con successo in diverse battaglie, mentre l’”In League With Satan” è relativamente nuovo sui terreni impervi e fangosi di questo inferno intriso di sangue.

Il primo ci sorprende con armi nuove che scuoiano i nemici nelle loro trincee, senza però tralasciare l’uso di pezzi collaudati, come "Morbid Afflictions", che riesce ancora sempre a sorprendere noi, poveri fantaccini, e gli avversari ignari del dolore che li colpirà. Mi sbaglierò ma il procedere è stato rifinito e colpisce in maniera molto più brutale del solito. Cinque salve bastano a eliminare la maggior parte della vita su questa terra.

Trovarsi in faccia a "In League With Satan" è un’esperienza da sconsigliare a ogni Emo o altra frattaglia simile. I cingoli robusti si muovono su ruote d’acciaio in lega di Kriptonite, mosse da motori ultra-possenti, alimentati d’olio d’oliva e cadaveri di feccia non-metal varia! L’armamento è imponente. Ben sette mitragliatrici di grosso calibro ad alta velocità ricordano ai bastardi dall’altra parte del filo spinato chi è degno di dominare la scena su questo pianeta. Impressionante è la disciplina della ciurma. Senza esitare segue ogni ordine e dopo avere eliminato un obiettivo, repentinamente inquadra il prossimo! Chi oserebbe alzare la cresta quando gli ordini di R.A. "Total Disgrace" sferzano i timpani?

Durante la Seconda Guerra il mercato delle armi apparteneva alla fabbrica Oerlikon, oggi sarebbe dominio del duo Necrovomit – In League With Satan. Gli amici del death bestiale e oscuro capiranno leggendo le mie righe, in che direzione si muovono i gruppi. Non pensateci due volte, comprate!

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TENEBRAE - Memorie Nascoste


Informazioni
Gruppo: Tenebrae
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.tenebrae.it - www.myspace.com/tenebraeitalia
Autore: Mourning

Tracklist
1. Crepuscolo
2. Maschera
3. Visione
4. Il Pittore
5. Anima
6. Ritratto
7. Coprimi Di Nero
8. Reminiscenza
9. Tracce Di Te
10. Riflesso Oscuro
11. Lontano Dalla Luce
12. Prigioniero Del Rimorso
13. Eclissi
14. Un Nuovo Inizio
15. Memorie Nascoste

DURATA: 52:46

L'Arte con la "A" maiuscola è un concetto ampio e sin troppo sfaccettato da poter racchiudere o spiegare con le semplici parole, possiede la capacità di stupire, incantare, incatenare ed esprimere la follia e genialità di colui o coloro che vi s'immergono.
Le varie forme che le rendono onore possono essere vissute con una visione specifica, ci si può infatti dedicare a ciò che riesce meglio gettando i pensieri e le emozioni in note, pensieri o immagini e fornire una propria opera che omaggi questa "divinità" astratta di nome ma sostanzialmente concreta nei fatti in unica direzione oppure tentare in un poker artistico inglobando tutto ciò che si ritiene tale puntando a creare uno show che sia unico.
Si potrebbero avere le capacità compositive di un musicista di classe ma magari non essere un paroliere efficace, disegnare o dipingere come il più ispirato catturatore d'immagini e visioni e non saper tagliare una mela a quadretti, sembra una stupidata, pensandoci bene però divenire artisti a tutto tondo è impresa non da poco.
C'è chi vi riesce come singolo, c'è chi in gruppo arriva a fondersi con altre anime giungendo a un risultato che dia al termine "Artista" quella dovuta altisonanza e regalità che merita.
Il rock italiano è bistrattato e da un lato se lo merita pure, la nomea di genialoide e innovatore se la tirano su in tanti, gli anni '70 signori son passati e di gente come Bartocetti, Stratos o di band come la Pfm del periodo d'oro non ne nascono poi tante, così com'è quasi nulla ormai la speranza di avere a che fare con cantautori che possano aspirare in una maturazione degna di De Andrè, Battiato e Guccini, il ricambio generazionale troppe volte è smontato dalle classifiche, dai clichè e dalla noncuranza dell'inutile industria musicale italica.
Non tutto è perduto, esiste ancora quella corrente underground che si muove e che lotta seppur affossata e costretta a seguiti che definire di nicchia sarebbe già espansivo come termine, sono grato quindi che esistano formazioni come i genovesi Tenebrae.
Il preambolo fatto è solo una presentazione non esplicita di coloro con cui avremo a che fare, il quintetto ligure che vede nelle figure di Davide Faudella (voce), Fabrizio Garofalo (chitarra), Marco Arizzi (chitarra), Emanuele Benenti (batteria) e Flavio Bignone (synth, ormai ex membro ma è di rilievo il suo apporto in tale lavoro) degli amanti appassionati ed esploratori di un mondo colorato, intimo, colmo di raffigurazioni e teatralità, la musica diviene il letto di un fiume sul quale far scivolare i suddetti aspetti erigendo uno spettacolo dove l'unica protagonista è l'Arte.
Ascoltando le tracce di "Memorie Nascoste", e quindi prendendo in considerazione il panorama prettamente legato ai suoni, si possono carpire molteplici influenze a far da guida, ci sono sprazzi progressivi di matrice sia metal che rock e il rock fa comparsa anche nella sua componente "nostrana" come attitudine, i Tenebrae non negano infatti (e si sentono) i richiami a certe soluzioni vicine ai primi Litfiba e Timoria, fosse solo questo il materiale a disposizione dei Tenebrae uno si potrebbe già ritener soddisfatto per come gli vien data sembianza, non consoliamoci però, per nostra fortuna c'è tanto di più.
Venature gotiche raffinate, lo spirito cantautorale carismatico e drammaticamente coinvolgente di Davide rendono "Memorie Nascoste" un album a dir poco favoloso, potrei adesso tediarvi con un track by track lungo e articolato, su ognuno dei brani ce ne sarebbero di cose da dire e di rimembranze da citare e solo in visione positiva.
Mi limiterò a segnalarvi gli episodi che ritengo fondamentali all'interno di questo gioiellino iniziando dall'accoppiata che fa di "Visione", elegantemente prog con un una prova lirica decisamente evocativa, e di "Anima" varia nel suo proporre una combinazione di riff aggressivi, pesanti e quegli strappi improvvisi che elevano il lavoro tastieristico a dominatore dell'umore, due tappe fondamentali dell'ascolto.
Ci lamentiamo che nelle classifiche italiane mancano i pezzi da traino che abbiano una logica e una costruzione che si possano qualificare come serie? Quei singoli che possano far breccia nel cuore dell'ascoltatore che va oltre quella massa fedele al consiglio stereotipato in stile "X-Factor"?
Bene, prendete una "Coprimi Di Nero", mettetela al volume che ritenete più opportuno e dimenticatevi di ciò che avete intorno, un brano dal carisma innegabile, bella quella robusta chitarra che supporta il refrain, si viene invischiati in una storia che acchiappa dal primo all'ultimo secondo, se questo non è un singolo radiofonico e con gli attributi di gran portata cosa si va cercando?
Comprendo che Virgin Radio "Rock Radio" (ma de che?) debba mandare on air ciofeche ignobili e pseduo-rocker spacciati per ribelli e stelle di sa quale firmamento (saran cadute prima del tempo) per contratto e sponsor, quando sarà possibile dar voce ad artisti come i Tenebrae nei palinsesti nazionali? Lo so, è l'ennesima domanda che non troverà risposta.
Sono solo tre le canzoni che ho tirato in ballo, lascio a voi l'approfondire il resto della tracklist, chi prenderà la decisione d'ascoltarlo preferirà scoprire da solo dove questi ragazzi possono arrivare.
Strumentalmente i cinque sono affiatati, praticamente perfetti, ho elogiato sinora cantante e tastierista ma non si possono negare la bravura, il dinamismo del comparto base e il valore di un riffing ispirato, avvolgente e ricco di sorprese regalatoci dalle sei corde.
C'è un punto ancora da sottolineare dato che rende le prestazioni dei genovesi speciali: il supporto visivo. Sia in formato fumetto, "Crepuscolo" ideato da Gabriele Ghio e Marta Olezza o nella più sensazionale galleria d'arte allestita in sede live grazie alle opere della pittrice di Crema Désirée Nembri, un quadro per ogni episodio racchiuso nel disco, quello che la band realizza è una trasposizione vivida e pulsante della propria realtà musicale racchiusa in immagini fisse e rese immortali ma che hanno il dono della "parola".
La curiosità di vederli on stage è davvero tanta, per informazioni più approfondite in merito a quest'aspetto vi rimando al sito ufficiale: www.tenebrae.it/.
Cercate un disco che sia delicato ed emotivo quanto fottutamente arcigno e rock? Vi piace la musica che permette di riflettere e conduce all'attraversare territori che non vi sono solitamente consoni? Segnate il nome Tenebrae e acquistate una copia di "Memorie Nascoste", il problema è risolto.

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GRAFENSTEIN - Skull Baptism


Informazioni
Gruppo: Gräfenstein
Anno: 2010
Etichetta: Black Hate Productions
Contatti: www.realm-of-graefenstein.de
Autore: ticino1

Tracklist
1. Essence Of Chaos
2. Halls Of Dawn
3. Inhale Nonentity
4. Vermin
5. Everlasting Moribund
6. Dead End
7. Monarch Of Scorn
8. Acherontic Temple
9. Icon Of Sin

DURATA: 39:36

Gräfenstein è una formazione di culto nel sottosuolo berlinese. Conta all'attivo tre demo e tre dischi, compreso "Skull Baptism". I primi lavori sono fortemente marcati dal black più esasperato e da ritmi veloci. La produzione minimale rendeva l'amalgama molto pesante e brutale.

Il primo ascolto del nuovo disco mi rende chiaro che il trio si é distanziato dai motivi iniziali per seguire una via più lenta e a volte pensierosa. L'approccio alle canzoni é ancora oscurato dal black ma queste sono più variate e ricche di cambiamenti al loro interno. Soggettivamente ho pena a seguire il filo delle tracce. Da un lato ritrovo le radici thrash della formazione, dall'altro mi sento un poco perso nella, o piuttosto oppresso, dalla produzione molto curata che stona nelle mie orecchie. Altro punto fastidioso è il riciclaggio parziale di un pezzo a me tanto caro quanto "Storm Of Maggots", già apparso nel 2007 su "Dead Born" e trasformato secondo la ricetta "Vermin".

Scopro un’infinità di spunti molto belli e interessanti. Scopro anche il motivo per cui non riesco ad accedere alle tracce. Mi pare manchi una linea che dia una struttura all’opera. I primi due dischi erano forse parzialmente monotoni ma tritavano l’ascoltatore come lo farebbe un combattente di Ultimate Fighting con il suo avversario. Qui mi trovo davanti a singoli pezzi piacevoli cui però manca una chiara linea d’insieme.

É indiscutibile che i Gräfenstein si siano fortemente evoluti tecnicamente e musicalmente offrendoci così delle piste molto pregiate che personalmente ritengo odorino un po' troppo di thrash moderno, pur essendo nettamente molto più black.

Che cosa posso dirvi? Oggettivamente vi consiglio di regalarvi una passeggiata in questo lavoro. É ben fatto, solidissimo e cattivo. Rischiate per esempio un orecchio ascoltando "Everlasting Moribund". Soggettivamente però scarto questo CD. Faccio fatica a identificarmici, forse perché sono troppo affezionato alle opere precedenti.

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SHATTERED HOPE - Absence


Informazioni
Gruppo: Shattered Hope
Anno: 2010
Etichetta: Solitude Productions
Contatti: www.myspace.com/shatteredhopegr
Autore: Mourning

Tracklist
1. Amidst Nocturnal Silence
2. Vital Lie
3. Enlighten The Darkness
4. Yearn
5. A Traitor's Kiss
6. Lament, In F# Minor
7. The Utter Void

DURATA: 01:03:02

Il Doom/Death atmosferico o se volete con derivazione gotica (spesso le due cose coincidono a seconda dell'interpretazione di chi ascolta la musica) è un genere che non ha bisogno di sperimentazioni e genialità illuminanti per esaltare, ha invece una necessità strabordante di personalità e capacità di far grondare le note di passionalità scura ed emotivamente sul malinconico andante sfiorando le rive del funereo.
I greci Shattered Hope sono una di quelle formazioni che attendevo al varco, dopo il demo "A View Of Grief" (2005) e un promo (2007) è giunto nel 2010 il momento in cui gli sforzi confluissero in una prova di maggior spessore e durata, è così che sotto l'egida ala della russa Solitude Productions viene rilasciato "Absence".
Il background musicale attinge dalla primordialità dei Katatonia e My Dying Bride degli anni Novanta e trova punti di contatto con act come Officium Triste, Ethereal, Saturnus, una belle miscela greve, slow motion addicted che segna l'ora e poco più di durata del platter.
I brani non si distaccano notevolmente da una riproposizione canonica ma ben composta ed eseguita, sono le minuzie, gli accorgimenti a fare però la differenza, in primis è da sottolineare il fantastico lavoro svolto della tastierista Eugenia, ogni sua incursione, semplice accompagnamento o solo apparizione fugace riesce ad apportare il dovuto quid emotivo che adorna il pezzo caratterizzandolo e "Enlighten The Darkness" n'è l'esempio più fulgido.
E' ben strutturata del resto anche l'intelaiatura del riffing che i chitarristi Thanos e Sakis costruiscono parte dopo parte facendo sì che l'opener "Admist Nocturnal Silence" sia seducentemente pericolosa, il mid tempo di "Yearn" divenga avvincente e serrato e la lunga, tortuosa e ambiziosamente epicheggiante "The Utter Void" alterni la potenza di riff schiacciasassi al vuoto etereo chiudendo un percorso in cui la melodia ha avuto in maniera costante voce in capitolo.
Trattamento separato merita lo strumentale "Lament, In F# Minor", la musica si prende una pausa dalle sonorità aspre, dal growling allungato e calzante per lo stile di Nick addentrandosi in lande dove gli archi e il pianoforte divengono presenza carezzevole e obliante, esaltano il potenziale massiccio degli Shattered Hope tramutandolo in una leggiadra rappresentazione in note dedita alla dimenticanza.
Abbellito ancor più dai camei offerti in "Vital Lie" e "Traitor Kiss" dalle voci di Jo "Marquis" degli Ataraxie e Thomas A.G. dei Saturnus, "Absence" è un gran disco, curato sotto tutti gli aspetti fondamentali per sostenere un'opera del genere, non ultima la produzione che ben si presta a fornire una idea chiara sia della fase strumentale che delle atmosfere create.
Siamo davanti a una ex promessa divenuta oggi solida realtà, se riusciranno a mantenere in futuro i valori espressi sin qui potrebbero ricoprire un ruolo rilevante in una scena doom che dona sempre grandi sorprese e riconosce i meriti di chi ha ben lavorato, gli Shattered Hope sono decisamente fra questi.

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SANHEDRIN - Salvation Through Sin


Informazioni
Gruppo: Sanhedrin
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti www.myspace.com/sanhedrin666
Autore: Mourning

Tracklist
1. Unrestrained Soul Of Leviathan
2. Now I See The Truth
3. The Holy Sons I: In The Gardens Of Gethsemane
4. The Holy Sons II: In The Fields Of Akeldama
5. A Deceptive Dream-Like State
6. Salvation Through Sin
7. Eternal Battle Of Faiths
8. Into The Emerald Dream
9. Of The Infernal Legion
10. The Second Coming
11. Utterly Bereft Of Life

DURATA: 38:59

I Sanhedrin sono giovani, la formazione prende vita solo nel 2009 e dopo aver rilasciato un demo nello stesso anno, nel successivo si applicano per sfornare l'album di debutto autoproducendolo, ne vien fuori un "Salvation Through Sin" che ha il suo da dire.
La musica e l'ispirazione di stampo anti-religioso vengono identificati sia dal monicker, il "Sinedrio" era l'organo giudiziario ebraico che mise alla gogna la figura di Cristo e che secondo gli scritti biblici portò acqua al mulino del traditore più conosciuto della storia, Giuda Iscariota, sia dai titoli dei brani che ricalcano i classici cliché d'odio per la corrente cristiana.
Quello che più conta per il sottoscritto è comunque la prestazione musicale che ci mette a disposizione quasi quaranta minuti di buon Black/Death, è fuor di dubbio che la presenza dei Behemoth sia la più rappresentativa, si possono ascoltare parti distinte che ricordano l'act di Nergal, vi sono poi rimembranze dei Carpathian Forest inserite in un complesso che sfrutta non sempre appropriatamente la parte sinfonica, i synth sparuti non sono illuminanti, con Cradle Of Filth e Hecate Enthroned nomi papabili a influenzare tale ambito.
L'album mostra il meglio quando spinge e fa sì che le chitarre abbiano la scena tutta per sè, non mancano gli episodi di valore in una tracklist che comunque viaggia su una media più che sufficiente: "Now See The Truth", i due capitoli di "The Holy Sons", "A Salvation Through Sin" ed "Eternal Battle Of Faiths" dimostrano che i Sanhedrin hanno idee precise su cosa vogliono e come realizzarlo.
Come anticipato qualche riga più su le tastiere sembrano essere in parte tagliate fuori o comunque risultare non proprio fondamentali per lo sviluppo di composizioni che si basano sulla solidità dei mid-tempos a meno che non si parli di momenti dediti per lo più all'atmosfera riassumibili nelle quattro tracce di breve durata che svolgono i compiti rispettivamente d'intro, outro e intermezzo, sarebbero state d'aiuto inoltre una dinamica e una propensione più violente nell'esposizione che avrebbero aumentato l'intensità.
E' pur sempre un debutto "Salvation Through Sin" e per quanto abbia qualche difetto di errori grossolani non ne ho riscontrati, sarà da vedere quale miglioria i musicisti inglesi sapranno apportare in futuro e sperare che prendendo spunto da quanto di buono han fatto sinora abbiano la capacità di fare il passo successivo.
Il disco lo si può ordinare direttamente dallo shop su internet della band: http://sanhedrin.bigcartel.com/ mentre per un ascolto diretto vi consiglio di passare sulla pagina bandcamp: http://sanhedrin.bandcamp.com/.

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MODERN FUNERAL ART - Doom With A View


Informazioni
Gruppo: Modern Funeral Art
Titolo: Doom With A View
Anno: 2009
Provenienza: Francia
Etichetta: Apollon Records
Contatti: myspace.com/modernfuneralart
Autore: Leonard Z

Tracklist
1. State Of The World
2. Sol Invictus
3. Alexander
4. Mary Jane Kelly
5. Dante In The Dusty Woods
6. Friends Of Hell (Deathcode Of The Devil Worshippers Part 1)
7. Suicide Pact (You First) (Deathcode Of The Devil Worshippers Part 2)
8. Around The Graves (Deathcode Of The Devil Worshippers Part 3)
9. The Dance

DURATA: 41:47

Niente male questa seconda uscita dei francesi Modern Funeral Art. "Doom With A View" (ironica storpiatura di "Room With A View" ovvero "Camera Con Vista") è davvero un bel lavoro che unisce il sound Doom-Death alla My Dying Bride con alcune atmosfere più classicamente gothic.

I pezzi sono vari, orecchiabili, ben suonati e perfettamente registrati. Non per niente dietro al mixer abbiamo Dan Swano e i suoi Unisound Studio che potenziano i già validi riff, con chitarroni ben marcati e batteria perfettamente equalizzata. I brani sono semplici ma non banali, e risultano facilmente assimilabili senza cadere nella classica struttura pop che ha distrutto il buon 95% delle uscite gothic da quindici anni a questa parte. I testi sono legati all'aspetto più occulto e misterioso della letteratura e della storia, con particolare interesse per le atmosfere ottocentesche: vedi "Alexander", che parla di Aleister Crowley, e "Mary Jane Kelly", incentrata sulle vicende di Jack lo Squartatore. Pecca dell'album, che altrimenti sarebbe stato un vero gioiellino, è la voce, che non sempre mantiene il giusto tono e diminuisce l'impatto delle canzoni.

Se i Modern Funeral Art sapranno lavorare meglio sulle parti vocali, il prossimo lavoro potrebbe essere la consacrazione della band.

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MATTEO CORTINI E LEONARDO MORETTI

La coppia di ragazzi con cui ci apprestiamo a parlare, Matteo Cortini (Curte) e Leonardo Moretti (Leo), non è un duo col compito di presentare il nuovo disco appena uscito, bensì è l'autrice di "Sopravvissuti". Un interessante romanzo di cui ho curato anche la recensione e che trasporta il lettore alla fine del secondo conflitto bellico mondiale dove gli eserciti e le popolazioni sono stati sconfitti... dai defunti!

Benvenuti ragazzi. Prima di tutto una curiosità per Leo: come ci si sente ad essere dall'altra parte della barricata, non più critico ma "oggetto" della critica?

Leo: Avere il mirino puntato sulla propria fronte fa un certo effetto. Adesso mi sento dalla parte sbagliata del fucile a pallettoni!

Curte: Aspetta che ti disegno un bel bersaglio sul culo... ecco così... PERFETTO! Avanti ragazzi!


Potreste raccontare qualche dettaglio in più ai lettori sul contesto storico di "Sopravvissuti"? Qual è la situazione all'alba del 1944?

Leo: Il tutto parte dall’idea “cosa sarebbe successo se… i Morti si fossero risvegliati durante lo sbarco in Normandia”. Dopo tredici anni da quell’evento il mondo è molto diverso: i protagonisti del libro si muovo in un’Europa devastata dai cadaveri antropofagi.

Curte: Nel libro si esplorano nazioni che ormai sono ridotte in rovina, quindi i Personaggi si muovono tra carcasse umane e carcasse di una società ormai dimenticata. Ma nel mondo di "Sine Requie" (da cui è tratto "Sopravvissuti") tutto il peggio dell'Umanità è rimasto... quindi è stato restaurato un nuovo Reich, una teocrazia intransigente in Italia (con tanto di inquisitori e roghi pubblici), una tecnocrazia inumana nelle immense città alveare sovietiche e altre forme d'orrore assortito!


Chi sono i protagonisti del romanzo?

Leo: Il romanzo è scritto dal punto di vista di un disertore tedesco senza nome, che viaggia insieme ai suoi compagni: Teschio, un commando sfigurato, Santiago, uno spagnolo con la lingua tagliente quanto il suo machete, e Florence, una francese sfuggita al massacro del suo rifugio.


Quali pericoli devono affrontare nel loro peregrinare attraverso le Terre Perdute?

Leo: Un bel po’… i Morti, in primis, la mancanza di cibo e la presenza dei vivi, anch’essi con l’unico scopo di sopravvivere.

Curte: Ma il pericolo maggiore saranno loro stessi, i loro sogni infranti, le speranze spezzate, la loro umanità che si assottiglia sempre di più fino al baratro della bestialità, perché per sopravvivere bisogna lottare e soffrire.


Il mondo in cui è ambientato il vostro libro trae origine da "Sine Requie", un gioco di ruolo che avete pubblicato nel 2003 e che ha ricevuto numerosi riconoscimenti oltre ad essere amato e praticato con continuità, basti vedere la continua creazione di manuali (stando a wikipedia sono ben sedici). Potreste spiegare ai più profani di noi in cosa consiste esattamente un gioco di ruolo cartaceo?

Leo: In breve è un gioco di fantasia senza bisogno di tabelloni, computer o consolle. Si creano degli alter-ego immaginari e si gioca tra amici, solo usando le parole. Sono giochi nati negli Stati Uniti negli anni ’60 e che annoverano molti musicisti tra i loro fan, uno a caso: leggete l’intervista in esclusiva rilasciata a Aristocrazia Webzine da Varg Vikerness a questo indirizzo: http://aristocraziawebzine.blogspot.com/2010/03/burzum.html.
Varg parla proprio della sua esperienza con i giochi di ruolo.

Curte: Non solo musicisti in realtà... Vin Diesel ha il nome del suo personaggio di "Dungeons & Dragons" tatuato addosso, e molti grandi registi ricordano il gioco di ruolo come fonte creativa che ha dato origine ai loro film migliori. La cosa più bella dei giochi di ruolo è la possibilità di immedesimarsi con eroi che vivono in un mondo di fantasia, come in un sogno, ma tutto questo avviene assieme ai propri amici creando quello che potremmo definire un “sogno condiviso”, un'esperienza enormemente più divertente, interattiva e significativa di quella che si può provare con un qualunque altro gioco.


Come è nata in voi la passione per questa forma ludica?

Curte: Il mio psichiatra dice che all'età di undici anni sono stato rapito dagli ufo e che un licantropo ribelle, portandomi a bordo di un pegaso a valvole per farmi fuggire, mi ha fatto battere la testa sul talento di Janik Gers, causandomi danni irreparabili che si manifestano oggi in forma di mefistofelici giuochi di ruolo.

Leo: 1987, i giochi per computer non erano ancora così fighi e a giocare a pallone ero una schiappa totale. Ho sempre amato leggere e da questo mi sono avvicinato a un gioco tedesco edito in italia dalla E.L. che si chiamava “Uno Sguardo Nel Buio”. Fu amore a prima vista. Da lì non mi sono più ripreso. Certo che Janik Gers è davvero un chitarrista di merda. Ma che aspettano gli Iron Maiden a impalarlo?


In quale circostanza invece vi siete conosciuti e avete poi "plasmato" il riuscito sodalizio Moretti-Cortini?

Leo: Quello stesso anno conobbi Matteo, perché venne a vedere me e alcuni miei amici che giocavamo, appunto, a “Uno Sguardo Nel Buio”. Da lì è stato infettato con la passione dei giochi di ruolo… tuttora mi rinfaccia di avergli devastato l’adolescenza, ma devo dire che anche lui ha le sue colpe: quello stesso anno mi portò una cassetta con sopra pezzi di “Life After Death” e “Somewhere In Time” degli Iron Maiden. Da quella cassetta è partita la dipendenza cronica da Metal! Oh YEA!

Curte: Ruscito sodalizio? Ma avete presente che bestia putrida è il Leo? Chiamiamola maledizione azteca, bad karma, punizione divina, allucinazione paranoide... ma riuscito sodalizio no, eh!


Tornando al romanzo, sarebbe corretto interpretarlo come una trasposizione di "Sine Requie" per i non fanatici dei gdr che così possono godere lo stesso delle vostre ambientazioni tetre e minacciose e di una trama già delineata? Io stesso leggendo l'introduzione del vostro sito (http://sinerequie.roseandpoison.com, ndr) e alcune avventure da completo profano sono rimasto affascinato da questo mondo popolato da Morti e predoni che lottano per la sopravvivenza. Oppure sono altri i motivi che hanno portato alla nascita di queste 283 pagine?

Curte: In realtà il Sine ci obbliga a scrivere, non sappiamo neppure noi se sarà un'avventura, un manuale, un romanzo o una filastrocca... lui ci ordina di scrivere e noi scriviamo.

Leo: L’indirizzo che hai indicato è quello della prima edizione del gioco, quella attuale, edita del 2007, è pubblicata da Asterion Press (si possono trovare tutte le informazioni sul nostro sito www.serpentariumgames.com o da quello del nostro attuale editore www. asterionpress.com. Il romanzo “Sopravvissuti” è stato edito da un altro editore, “Asengard”, che tratta letteratura fantastica (www.asengard.it) . “Sine Requie” è un gioco di ruolo, ma la parte letteraria è predominante, tantoché molti fan lo leggono come fosse un romanzo. Da questo è nata l’idea di un romanzo, in modo da permettere anche ai non giocatori di avvicinarsi a questo mondo.


Non serve di certo un esperto di letteratura o di arte (cosa che di certo non sono) per cogliere il vostro amore per l'horror e le guerre mondiali che hanno sconvolto il '900. Spaziando fra le diverse forme espressive, quali sono i personaggi (scrittori, attori, registi...) o le opere (film, libri, musica...) a cui siete maggiormente debitori e amate di più?

Leo: Adoriamo un sacco di roba. Dal punto della scrittura amiamo scrittori come Stephen King, Lovecraft e i libri di guerra come quelli di Sven Hassel. Dal punto di vista musicale… senza metal "Sine Requie" non sarebbe mai stato scritto. Io ascolto sempre musica mentre scrivo, acquistare vinili, cd e cassette di musica estrema è il modo migliore per immergermi nel mondo del Sine. Anche i film hanno il loro bel peso: i registi che più apprezzo sono Romero, Carpenter, Fulci, Argento, Sergio Leone e Clint Eastwood. Diciamo che siamo una specie di apparato digerente che ingerisce di tutto e poi espelle… ok, mi sono infognato in una metafora infelice! ARGH!
Gli album che sono girati sul mio lettore mentre scrivevo “Sopravvissuti” sono stati:
1) Katharsis - Fourth Reich (massicciamente!)
2) Agalloch - Ashes Against The Grain
3) :Wumpscut: - Bunkertor 7
4) Bolt Thrower - Those Once Loyal
5) Diocletian - Doom Cult
6) Electric Wizard - Witchcult Today

Curte: U mamma... domanda complessa... il Sine è figlio di tanta tanta roba, per lo più roba che tento di dimenticare con le pillole viola... diciamo che il Leo ha già messo in campo parecchi dei nostri idoli... ma sarebbero molti, molti di più. In realtà a volte ci basiamo persino su studi seri sulla natura umana e sulle sue razioni alle situazioni di stress, il tutto in salsa horror, chiaramente. Sul lato musicale io avevo addestrato bene il Leo all'inizio, ma poi il suo pessimo gusto l'ha portato nella marmaglia del male. La via del bene invece è lastricata con cd di:
1) Rammstein
2) Helloween
3) Iron Maiden (prima del '90)
4) Judas Priest
5) Inner Shrine
6) Manowar (in dosi omeopatiche)


Leo, come sanno i lettori di Aristocrazia Webzine tu sei un metallaro. Muovendoti fra l'universo dei vari generi e sottogeneri vorrei proporti un gioco. Io ti indico delle scene che potrebbero avvenire nel mondo di Sine Requie e tu devi associare un brano musicale che ne rispecchi l'atmosfera.

- Decine di Morti battono i pugni contro il portone di una chiesa, lenti e scoordinati, in un'opera che non terminerà mai:
Leo: Burzum - Det Som En Gang Var

- Alcuni sopravvissuti si rintanano come topi all'interno di edifici barricati e vengono assaliti da un'orda di Morti:
Leo: Katharsis - So Nail The Heart

- Dei predatori saccheggiano e violentano gli abitanti di una fattoria:
Leo: Judas Priest - Between The Hammer And The Envil

-Vermi fuoriescono dal volto di un Morto mentre avanza:
Leo: Death - Zombie Ritual


Come è stato accolto il libro da fan e critica?

Leo: Alla grande! Il libro sta vendendo molto bene, anche grazie a due fattori: i fan del gioco di ruolo, che amano le cose che scriviamo (a quanto pare i messaggi subliminali nel Sine funzionano alla grande! Tutto merito delle lezioni dateci dai Black Sabbath!) e la distribuzione del nostro editore permette al libro di essere nelle maggiori librerie.

Curte: E abbiamo persino delle bellissime recensioni in giro per la rete! Insomma... sembra che "Sopravvissuti" sia piaciuto e tutto questo senza uccidere (ancora) nessuno!


Avete intenzione di pubblicare altre avventure, magari ambientate all'interno del Quarto Reich o della Russia sovietica?

Curte: Per forza!

Leo: Sicuramente sì. Siamo ancora indecisi su cosa scrivere. C’è chi chiede un seguito diretto di “Sopravvissuti”, ma noi saremmo interessati ad esplorare la storia di altri personaggi del mondo del Sine.


Volete lasciare qualche link utile a reperire il libro?

Leo: Il libro può essere comprato in qualsiasi libreria (se non ce l’hanno basta richiederlo, la distribuzione è ottima, quindi lo avranno a breve), ma se qualcuno vuole acquistarlo via internet possono andare su amazon: http://www.amazon.it/Sopravvissuti-Elfheim...97027910&sr=8-1. O dal sito del nostro editore: www.asengard.it.


Per me è sufficiente, a voi la parola per la chiusura.

Leo: Un saluto a tutti i lettori di Aristocrazia Webzine e a tutti coloro che amano il connubio Metal+letteratura horror!

Curte: Uccidete il Leo: diventerete dei procioni immortali! DAVVERO!

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LI CAMP - Born To Resist!


Informazioni
Gruppo: Li Camp
Anno: 2010
Etichetta: Nomadism Records
Contatti: www.myspace.com/licamp
Autore: Dope Fiend

Tracklist
1. Intro
2. 1984
3. Broken Glasses
4. Fighting The Teargas
5. Back To The Luddities
6. Your Lies
7. My Strenght
8. Jr. Blue Bears
9. My Choice
10. Seventeen
11. The Heart Of The Street
12. Survivor
13. Angel's Tears
14. F.U.C.K.

DURATA: 47:42

I Li Camp sono una band di Foligno che, dopo un demo datato 2007, nel 2010 ha rilasciato il primo album "Born To Resist!".
La cover del disco offre già un indizio su cosa ci verrà sparato nelle orecchie, la lotta alla società è inequivocabilmente il mare in cui ci bagneremo per i prossimi tre quarti d'ora.
Il quartetto, formato da Valentino Gramaccia al microfono, Marco Meniconi alla chitarra, Pierpaolo Battaglia al basso e Rinor Marku dietro le pelli, si districa fra territori sonori che attingono principalmente dal filone punk rock.
Questa band, e di conseguenza il disco in questione, non è uno di quegli sfoghi adolescenziali che lasciano il tempo che trovano, ma è un fottuto manifesto di appartenenza alla corrente ideologica che da sempre è alle spalle del punk e dei suoi derivati.
Tumultuosa e irriverente, è da rimarcare la capacità dei ragazzi di muoversi attraverso stili differenti, tuttavia pur sempre con una base comune. La prima ondata punk londinese è senza dubbio il punto di riferimento più grande i cui sentori si avvertono spiccatamente in pezzi come "Your Lies" e "My Strenght", però non c'è solo quello. L'irruenza dell'hardcore fuoriesce a briglia sciolta in "Jr. Blue Bears" e "The Heart Of The Street", mentre accenni ska sono presenti in "Back To The Luddities" e "Survivor" (sebbene questo ultimo tipo di influenza sia sempre un po' indigesta allo scrivente).
Da segnalare "Seventeen" e "Angel's Tears", brani dai ritmi lenti e più rilassanti, su cui aleggia comunque sempre l'alone e lo spettro della ribellione tipico del genere.
Strumentalmente ogni membro svolge bene il proprio compito, ma mi sento di inserire una nota di merito al basso che nella già citata "Jr. Blue Bears" e in "My Choice" sfodera una prestazione da applausi. Decisamente buona la performance vocale e dei cori, anche se onestamente penso che un pizzico di aggressività in più nel cantato sarebbe davvero la ciliegina sulla torta.
Come voi stessi capirete, questo è un disco rivolto a un preciso range di ascoltatori, ovvero coloro che si cibano assiduamente di sonorità punk. E se (come l'ormai mentalmente fottuto sottoscritto) siete soliti abbeverarvi anche a questo calderone musicale, non farete nessuna fatica a considerare "Born To Resist!" come un ottimo prodotto.
Come conclusione mi pare giusto citare uno spezzone del testo di "F.U.C.K.", che è un po' la summa del disco: "...la scena resiste, la scena esiste...".

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HARKONIN - Detest


Informazioni
Gruppo: Harkonin
Anno: 2010
Etichetta: Battlegod Productions
Contatti: www.myspace.com/harkonin
Autore: Mourning

Tracklist
1. Into Oblivion
2. Ruled By Tyrants
3. Chaos Anthem
4. Insurrection
5. The Sleeper Has Awakened
6. Black Storm Jackals
7. Spiritual Hypnosis
8. Exhauster Of Souls
9. Disease
10. Detest

DURATA: 01:04:36

Se c'è una cosa che non manca nella scena metal odierna è l'avere una massa enorme di band che miscela thrash/death e black, il numero di proposte che presentano questa commistione in versione più extreme o sull'andante melodico è indefinibile, che sia l'annesimo trend?
Gli statunitensi Harkonin non sono musicisti di primo pelo, con "Detest" arrivano al traguardo del quarto album pubblicato, il secondo sempre sotto la label australiana Battlegod Productions.
La band è di quelle che sa fare il proprio mestiere, canonicamente dal punto di vista strumentale è inattaccabile, le varianti inserite nelle tracce del disco hanno sì un che di riconducibile a più formazioni fra le quali è possibile citare gli Aeternus, i Darkthrone e gli Hellhammer/Celtic Frost.
Hanno snellito il songwriting puntando sulla componente primordiale che esalta il lato thrash/death della proposta, quello che manca però a "Detest", della durata di oltre un'ora, sono i brani cardine che ti facciano saltare dalla sedia e venire voglia di rimetterlo su.
E' diluito, a tratti privo di mordente e l'ostentata ripetizione di alcuni riff non fa che portare a galla questa mancanza di scioltezza che appesantisce notevolmente il trascorrere dei minuti, la parte centrale con inizio da "Insurrection" sino a "Spiritual Hypnosis" racchiude il meglio, c'è un tentativo minimo di cambiare e forzare la mano facendo intravedere una situazione più aggressiva e maligna.
Il trio in apertura formato da "Into Oblivion", "Ruled By Tyrants" e "Chaos Anthem" trova contraltare nelle due poste in conclusione, "Disease" e "Detest", il terzetto iniziale mostra una dovuta grinta ma non va quasi mai oltre il coprire lo spettro thrash/death senza innescare sussulti particolari, le ultime invece insieme a "Exhauster Of Souls" sono quelle che imbastardiscono il sound in maniera più netta offrendo un'apertura lievemente più ampia alla sezione blackish e sfoderano discrete melodie.
Tenendo conto del buon muro sonoro innalzato dalle chitarre, del gran lavoro svolto dietro le pelli da Clayton Gore e dell'esser non proprio avvantaggiato da una produzione della quale tutto si può dire tranne che sia perfetta, troppo secca sembra non sfondare mai, "Detest" è un ascolto consigliabile esclusivamente agli appassionati fruitori dello stile, gli altri possono tranquillamente evitarselo.

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ANKHAGRAM - Where Are You Now


Informazioni
Gruppo: Ankhagram
Anno: 2010
Etichetta: Silent Time Noise Rec.
Contatti: www.ankhagram.narod.ru - www.myspace.com/ankhagram
Autore: Insanity

Tracklist
1. Life's Ocean
2. The Mistress
3. Trees Of Feeling
4. Shade You
5. K.O.D
6. Kids (MGMT cover)

DURATA: 57:14

Il nome Dead vi dice qualcosa? Immagino di sì, ma dato che il progetto di cui vi parlerò è tuttora attivo direi che non si tratta di quel Dead. Ankhagram è infatti una one man band russa dedita ad un Doom/Death Metal melodico e atmosferico giunta nel 2010 al quarto full length intitolato "Where Are You Now".
Una cosa che ho notato subito guardando la tracklist è la presenza di una cover di una band che non avevo mai sentito nominare; dire che sono rimasto sorpreso è poco quando ascoltando la canzone ho scoperto che è un brano Synth Pop, la curiosità di sentirne una rivisitazione in chiave Doom Metal era troppo alta. Ma andiamo con ordine, "Kids" è solo l'ultimo dei sei episodi di questo disco che si apre con "Life's Ocean" in cui gli arpeggi malinconici e i synth eterei dominano la scena dando vita ad un'opener coi fiocchi. Il pianoforte di "The Mistress" continua a regalare emozioni forti, le note sofferte accompagnate dalle tastiere e dalle chitarre toccano davvero nel profondo pur essendo relativamente semplici; "Trees Of Feelings" segue la scia delle precedenti, siamo ancora di fronte ad un Doom/Death che per quanto ben composto è sempre qualcosa di classico che non osa più di tanto. Le ultime parole famose, come si sul dire: la seconda metà dell'album viene introdotta da tastiere sognanti che non esprimono affatto sentimenti negativi ma anzi sembrano emanare leggeri raggi di luce, nemmeno l'ingresso delle chitarre e tanto meno il growl di Dead riescono a spezzare l'atmosfera quasi paradisiaca che si è venuta a creare. La successiva "K.O.D." è invece caratterizzata da suoni solenni e maestosi, la tristezza sembra ormai aver abbandonato questo disco lasciando il posto alla speranza e ad una certa tranquillità mentale. E siamo finalmente giunti alla tanto agognata "Kids" che non fa che amplificare le sensazioni date dalle ultime due tracce, una vera e propria esplosione di positività che chiude degnamente questo lavoro.
Difficile dire che "Where Are You Now" non sia un buon album, il percorso seguito dalla tracklist è qualcosa che raramente ho visto fare così bene; tutto sembra essere al suo posto, parlare di capolavoro forse sarebbe esagerato ma personalmente era tanto che non sentivo un album così emotivamente forte. Il consiglio è senza dubbio quello di dargli un ascolto, se siete appassionati del genere non fatevelo scappare.

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PHOENIX AND THE ORACLE - Magick


Informazioni
Gruppo: Phoenix And The Oracle
Anno: 2010
Etichetta: Nomadism Records
Contatti: www.myspace.com/phoenixandtheoracle
Autore: Insanity

Tracklist
1. Inside The Magick Temple (Beneath The Pyramids)
2. Ancient Gods (Rituals Part 1)
3. Yerba Del Diablo (From Genesis To Revelation)
4. Thru The Fire (Dark West)
5. The Loa (Wall Of Voodoo)
6. New Dawn (Astral Travel)
7. The Return Of The Nephilim (Believers Lib 1-2)
8. Shemrasa (Land Of The Watchers)
9. Into The Light (Rituals Part 2)
10. From The Ashes Of Angels (Eye Of Horus)
11. Astrism 11:11 (Samadhi - Train To Nirvana)

DURATA: 1:12:09

È senza dubbio una creatura particolare quella che risponde al nome Phoenix And The Oracle, progetto del proprietario della Nomadism Records, che nel 2010 pubblica l'album "Magick". Artwork, monicker e titolo esprimono alla perfezione ciò che troveremo nel disco: un concentrato di atmosfere che vi trasporteranno in un mondo alternativo in cui tribù voodoo e pellerossa si uniscono in un rituale dal forte carattere spirituale.
 Le percussioni tribali di "Inside The Magick Temple (Beneath The Pyramids)" introducono il disco, ma tocca ad "Ancient Gods (Rituals Part 1)" presentare il sound che caratterizzerà il lavoro: troveremo svariati generi al suo interno, dall'House di "Yerba Del Diablo (From Genesis To Revelation)" alla Drum'n'Bass di "New Dawn (Astral Travel)" mantenendo costante la presenza dell'Ambient in tutte le tracce. La parte vocale è ispirata a un certo Carl McCoy, se il nome non vi dice niente studiatevi un po' la storia del movimento Dark; in ogni caso la sua performance è più che buona, la sua espressività è ottima e il timbro calza perfettamente alla musica. La corrente Gothic Rock è comunque presente anche sotto altre forme, certi riff di chitarra e gli arpeggi di "The Loa (Wall Of Voodoo)" sembrano usciti da una canzone del genere. Il lavoro è molto particolare e a suo modo vario, la conclusiva "Astrism 11:11 (Samadhi - Train To Nirvana)" ad esempio sembra stridere col resto dell'album per le sue sonorità più vicine al medio oriente (il sitar è eloquente) ma lo stile resta riconoscibilissimo e il brano riesce a non suonare fuori luogo. Inoltre nonostante la durata non indifferente il viaggio mentale che si è quasi obbligati a fare rende "Magick" un ascolto decisamente fruibile; non è però un disco di così facile ascolto, bisogna lasciarsi trasportare nel mondo che si viene a creare per apprezzarlo pienamente. Chi è vicino all'elettronica più tendente all'Ambient può provarlo, è un album che può dare molto se si riesce ad entrare in sintonia con esso.

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GIANLUCA FERRO - Unehimlich

Informazioni
Gruppo: Gianluca Ferro
Anno: 2011
Etichetta: Sg Records
Contatti: www.myspace.com/gianlucaferroguitar
Autore: Mourning

Tracklist
1. Olympia's Strangely Mechanical Actions
2. Accelerating Future
3. Moroccan Dilemma
4. Crimson Robotron
5. Solaris
6. Metanfenasia
7. Life In A Raindrop
8. Cyclopic Overtone
9. Overture 1089 X 9
10. Bipolar Zombie
11. Black Lydian
12. On A Day Like Today
13. Ulam Spiral Dysporia
14. City Rises
15. The Bunraku Puppet

DURATA: 1:07:43

Gianluca Ferro è uno di quegli artisti che si sbatte e lo fa in più direzioni, geniale come chitarrista con le sue partecipazioni a grandi e buoni album di realtà come Doomsword (è presente nel preferito dal sottoscritto "Resound The Horn" e in "Let The Battle Commence"), Time Machine, Flurach, Arkhè, ha poi condiviso il palco con act importanti della scena metal mondiale come Slayer, Sentenced, Dark Tranquillity, Testament, Halford, Manowar, Symphony X, Running Wilde, My Dying Bride e partecipato al "Gods Of Metal Y2k" e agli ancor più prestigiosi "Headbanger" e "Keep It True".
Si potrebbe ancora andare avanti con le note biografiche e scrivere delle varie collaborazioni con gente del calibro di Andrè Matos (Angra) che hanno sicuramente influito sulla crescita professionale del musicista, puntiamo invece dritti alla sua nuova creatura "Unheimlich", secondo album da solista che viene dato alle stampe a tre anni di distanza dal debutto "Involution".
La nota importante riguardante l'ora e quasi dieci minuti offerta dalle quindici tracce del disco è l'assenza di noia, si parla di shredding quindi la chitarra com'è logico è la protagonista e regina assoluta della scena, sono melodie a cascata e assoli frenetici in composizioni che variano con una continuità esaltante a far sì che non vi siano momenti di vuoto o appannamenti di nessun genere.
Le basi che supportano il lavoro chitarristico agevolano il suo svilupparsi, sfruttano tempi pari e dispari, non c'è uno schema preciso da seguire come nella miglior natura progressiva ed è il fluire delle note a fornire l'incedere consono all'evoluzione del momento.
Bella la combinazione che porta all'interno di un platter ritmi dal gusto mediterraneo ("Moroccan Dilemma") e prestazioni in certi punti dalla cadenza spaccaossa non lontane dal rimembrare soluzioni tipiche dei Meshuggah con tanto di effetto robotico ("Crimson Robotron") che gioca costantemente con una visione futuristica accentuata in alcuni frangenti vedasi l'intro di "Metanfenasia" ma che pur mantenendo il metal come fonte principale da cui attingere non rinuncia a divagazioni in altri territori sonori con scelte che vanno dalla fusion all'art rock con il contorno di stampo elettronico a mantenere viva (come se ce ne fosse bisogno) la visuale avveniristica.
"Unheimlich" è suonato e prodotto divinamente, Gianluca Ferro è in gran spolvero, gli amanti delle opere complesse, ricercate ma non dedite all'onanismo strumentale avranno un bel po' di materiale da ascoltare con attenzione.
Questo è l'unico punto su cui devo soffermarmi, non prendete il disco sottogamba, un paio di ascolti vanno bene solo per carpirne il lato superficiale, ha bisogno di essere approfondito con la dovuta calma, col tempo tutte le caratteristiche che lo rendono interessante verranno a galla, a voi adesso entrarvi in contatto scoprendole.

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